lunedì 4 ottobre 2021

Il Grande Canone di Sant'Andrea di Creta


IL GRANDE CANONE DI SANT'ANDREA DI CRETA

                                                                                                               a cura di Yaryna Moroz Sarno



“Come posso rimpiangere le azione della vita mia piena delle passioni?
Posso dare un buon inizio, oh Cristo, al pianto odierno?
Ma come misericordioso, concedimi la remissione dei peccati".

(Dal Grande canone)

  

     Il Gran Canone di S. Andrea di Creta (il Canone del Pentimento o il Grande Canone di Pentimento (in greco ὁ μέγας Κάνων Ἁγίου Ανδρέου Κρήτης)), è l'inno penitenziale quaresimale che si canta nelle chiesa della tradizione bizantina integralmente soltanto una volta all'anno nel giovedì della quinta settimana della Quaresima, durante la veglia notturna (si anticipa al mercoledì sera). Le parti del Canone divisi in quattro parti si cantano all'inizio della Quaresima durante l'officio della Grande Compieta (Μέγα Ἀπόδειπνο) della prima settimana quaresimale (dal lunedì al giovedì), inaugurando Quaresima ed aprendo la porta del pentimento. 
    Il capolavoro di Sant'Andrea di Creta è il canone più lungo mai composto. L'intero Canone è composto dai 250 tropari (quando nel canone normale sono circa 40 tropari), scritto tra VII e VIII secolo dal santo vescovo cretese, un insieme di riflessioni, ricordi, citazioni di tutto l'Antico Testamento. Principalmente scritto in prima persona, attraversa cronologicamente l'Antico Testamento e il Nuovo mediante esempi, ponendo davanti all'orante il problema del peccato con le sue conseguenze. 
   Questo Canone è chiamato grande non soltanto per la sua ampiezza, ma anche per il suo significato morale perché conduce allo spirito penitenziale. Si basa sul dialogo di un'anima pentita di una moltitudine di trasgressioni, con Dio misericordioso che unico può perdonarla. Come si canta nel primo canto, "Vieni, anima dannata, vieni con la tua carne, confessati al Creatore di tutti, lascia finalmente la precedente stoltezza e porta le tue lacrime a Dio in pentimento".
    Il Canone è diviso in quattro parti (metimonie) che sono cantati nella loro interezza al Mattutino il Giovedì della quinta settimana di Quaresima. Dopo sono stati inseriti i tropari successivi (per esempio, sono state arricchite dai tropari dedicati alla memoria di S. Andrea di Creta stesso e di una santa asceta del IV - V secolo Maria Egiziaca).         
    Oltre al Grande Canone si legge la vita di Santa Maria Egiziaca come l'esempio della vera conversione dall'abisso dei peccati. Alla fine di ogni canto del canone ci sono altri due tropari in onore della Beata Maria d'Egitto. L'autore successivo ha aggiunto un altro tropario in onore di Sant'Andrea di Creta. Il VI Concilio Ecumenico ordinò che la biografia di Santa Maria d'Egitto († 521), scritta da San Sofronio, Patriarca di Gerusalemme, fosse letta con il Gran Canone. La reverenda Maria Egizia nacque ad Alessandria d'Egitto e condusse una vita peccaminosa per molti anni. In pellegrinaggio ai luoghi santi di Gerusalemme, si convertì, andò nel deserto e lì per molti anni pregò, pianse ed espiò i suoi peccati. La Chiesa Orientale la commemora il 1 (14) aprile.
‎     Il Canone è composto da nove odi con nove cantici basate sul Vecchio e due sul Nuovo Testamento. ‎‎ Nel primo dei tropari di ognuna delle odi si canta"... Parlerò, celebrerò il Cristo, nato dalla Vergine nella carne… Rafforza, o Dio, la tua Chiesa, sulla ’roccia duratura dei tuoi comandamenti… Ha udito il profeta della tua venuta, o Signore, e ha avuto timore, ha udito che nascerai dalla Vergine e ti mostrerai agli uomini, e diceva: Ho udito il tuo annunzio e ho avuto timore; gloria alla tua potenza".‎
     Nell'ode prima si intrecciano le vicende di Adamo ed Eva, Caino ed Abele insieme alle parabole del Buon Samaritano e il figlio prodigo: "... Perché ti sei fatta simile alla prima Eva? Hai toccato l'albero e hai gustato sconsideratamente il cibo dell'inganno. Cadendo con l'intenzione nella stessa sete di sangue di Caino, sono divenuto l'assassino della mia povera anima. Consumata la ricchezza dell'anima con le dissolutezze, sono privo di pie virtù, e affamato grido: O padre di pietà, vienimi incontro tu con la tua compassione. Sono io colui che era incappato nei ladroni, che sono i miei pensieri, mi hanno riempito di piaghe: vieni dunque tu stesso a curarmi, o Cristo".  
    Il tema del peccato risona nella II ode: "Ho oscurato la bellezza dell’anima con le voluttà passionali, e ho ridotto totalmente in polvere il mio intelletto. Ho lacerato la mia prima veste, quella che ha tessuta per me il Creatore… Ho indossato una tunica lacerata, quella che mi ha tessuto il serpente col suo consiglio, e sono pieno di vergogna. Anch’io ti presento, o pietoso, le lacrime della meretrice: sii a me propizio, o Salvatore, nella tua amorosa compassione… Anche le mie lacrime accogli, o Salvatore, come unguento. Come il pubblicano a te grido: Sii a me propizio, o Salvatore, sii a me propizio!".
    Nell'ode ottava si racconta sull'atteggiamento penitenziale nell'Antico e del Nuovo Testamento: "Hai sentito parlare, o anima, dei niniviti, della loro penitenza in sacco e cenere davanti a Dio: tu non li hai imitati, ma sei stata più stolta di tutti coloro che hanno peccato prima e dopo la Legge. Come il ladrone, grido a te: Ricordati! Come Pietro, piango amaramente; perdonami, salvatore, a te io grido come il pubblicano; piango come la meretrice: accogli il mio gemito".
     Il mistero della salvezza attraverso Cristo è presentata nell'ode nona: "Ti porto gli esempi del Nuovo Testamento, o anima, per indurti a compunzione: Cristo si è fatto uomo per chiamare a penitenza ladroni e prostitute. Cristo si è fatto bambino secondo la carne per conversare con me, e ha compiuto volontariamente tutto ciò che è della natura, eccetto il peccato". Questo canto richiama l'ode precedente che narra sulla passione salvifica: "Crocifisso per tutti, hai offerto il tuo corpo e il tuo sangue, o Verbo: il corpo per riplasmarmi, il sangue per lavarmi; e hai emesso lo spirito, per portarmi, o Cristo, al tuo genitore. Hai operato la salvezza in mezzo alla terra. Per tuo volere sei stato inchiodato sull'albero della croce e l'Eden che era stato chiuso, si è aperto".
 
 
     L'autore del Grande Canone S. Andrea di Creta proveniente da Damasco nacque nel 660 ca., entrò nel monastero di San Saba a Gerusalemme, partecipò nel 685 al VI concilio ecumenico che condannò eresia del monotelismo. Fu arcivescovo dell'isola di Creta ordinato dal patriarca di Costantinopoli Ciro (706-712), morì a Mitilene nel 740. Le sue reliquie sono state trasferite a Costantinopoli nel monastero di sant’Andrea di Creta.
   La sua attività innografica iniziò con i triodi composti per la Settimana Santa che erano cantate al Mattutino dal lunedì al venerdì. Scrisse i canoni che ancora si usano per il Santo e Grande Sabato (di Lazaro). Contribuì alla diffusione della tradizione innografica gerosolimitana, compose diversi inni liturgici ed ecclesiastici, i cantici delle lodi e dei vespri, celebre creatore dei canoni, il più famoso tra i quali prende il suo nome: "Il Grande Canone di Sant'Andrea di Creta". 
    Sant'Andrea di Creta era venerato nella Chiesa della Rus' di Kyiv dai primi tempi. Già nel calendario del Vangelo di Mstyslav della fine del XI secolo esiste la menzione del giorno della sua memoria. I canti liturgici dedicati a Sant'Andrea di Creta sono nella Minea del XII secolo. Dall'XI secolo sono state diffuse le sue opere innografiche. I manoscritti del XII secolo contengono il Grande Canone ("Triodion quaresimale" preservato nel Museo storico, Syd. n. 319, fol. 223 v-250). Nei manoscritti in slavo eclesiastico dopo l'XI secolo oltre i tropari del Grande Canone si trovano i tropari dedicati alla SantaMaria Egiziana e Sant'Andrea di Creta.



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