Terza Domenica quaresimale
nella tradizione bizantina
La Venerazione della Santa Croce
nella tradizione bizantina
La Venerazione della Santa Croce
e glorifichiamo la Tua santa risurrezione!
(Tropario di Mattutino)
La Chiesa Orientale per rafforzare lo spirito dei fedeli nella terza domenica di Quaresima ricorda e onora in modo speciale la Santa Croce del Signore. Perciò il suo nome: la Domenica dell'Adorazione della Croce. La terza domenica della Grande Quaresima coincide con la metà della Quaresima, da cui si svolge il cammino verso la Santa Pasqua e l’adorazione della Santa Croce offre l'incoraggiamento in questo percorso ed avvicina alla Passione ed alla Resurrezione del Signore.
La Croce vivificante del Signore a sabato sera, durante una veglia viene portata solennemente al centro della chiesa al ricordo dell'avvicinarsi della Settimana Santa e della Pasqua di Cristo. Nel vespro della festa si loda Cristo e la Sua Croce salvifica, la Croce come datrice di vita: "Signore, re della gloria, ti lodiamo perché hai fatto della croce il vanto di coloro che credono in te. Tu sei l'albero della vita per coloro che in te sperano, e sei anche l'albero che mai appassisce, medico e rimedio di coloro che appassiscono nel peccato. Tu sei l'albero della vita piantato nel bel mezzo del paradiso e porti tutti alla terra della promessa. Tu sei lo scettro di forza mandato da Sion contro i nemici vinti con la tua croce. Tu sei il mistero segreto e nascosto, manifestato a tutti gli uomini". San Giovanni Damasceno nell'VIII secolo scriveva che l'Albero della Vita cresciuto da Dio in paradiso pregiudicava la preziosa Croce, perché come attraverso l'albero venne la morte, così attraverso la Croce di Cristo - l'Albero della Vita - fu concesso la salvezza. "La croce è una scala per il paradiso, pegno di vita, morte per morte, audacia verso Dio, la chiave del Regno dei Ciel" , - spiegava Sant'Andrea di Creta.
La miniatura del Salterio di Kyiv 1397
L'icona ucraina del XVI (Museo Nazionale di Leopoli)
Il tema della Croce come arma vittoriosa dei cristiani è nei canti liturgici: "Segnato il nostro volto con l'immagine preziosa della croce, tu ci fai la grazia, o Dio, di essere preservati dal nemico e di vincere le sue suggestioni. La croce santa sia per noi un'arma invincibile contro il nemico". La festa coinvolge nella lode tutta la creazione che inneggia la croce come strumento della salvezza dell'umanità: "Celebrando l'esaltazione della croce cosparsa con le gocce del sangue vivificante del Verbo di Dio incarnato, gli eserciti del cielo intonano la lode ed esultano per la salvezza del genere umano. Venite popoli, adorate la croce di salvezza, per cui il mondo ha ottenuto la nuova vita".
L'icona ucraina del XV secolo, villaggio Zdvyzhen, (Museo Nazionale di Leopoli)
L'icona ucraina della seconda metà del XV - l'inizio del XVI secolo
(villaggio Trushevyci, adesso nel Museo Nazionale di Leopoli)
La tradizione iniziò al tempo dei primi cristiani, ciò è dimostrato dagli scritti dei santi Padri Giovanni Crisostomo (IV secolo). San Sofronio, Patriarca di Gerusalemme, nel VII secolo, nel suo insegnamento sulla croce disse: "Rallegrati, scudo del Gran Re, sotto la cui ombra è preparata ogni vittoria!".
Nel Triodion, libro liturgico che contiene gli uffici quaresimali, che si attribuisce a Niceforo Callisto Xanthopulos (XIII sec.), si presenta così il tema dominante della terza domenica: «Oggi celebriamo la festa della venerazione della preziosa e vivificante Croce: poiché durante i quaranta giorni di digiuno noi in qualche modo crocifiggiamo noi stessi, mettendo a morte le passioni che abbiamo in noi, e abbiamo una sensazione di amarezza a causa della nostra negligenza o del nostro scoraggiamento, ecco che viene esposta la vivificante Croce, per rianimarci e sostenerci, per incoraggiarci ricordandoci le Sofferenze del nostro Signore Gesù Cristo. Se il nostro Dio si è lasciato crocifiggere per noi, non dobbiamo forse fare altrettanto per lui? ….. Noi siamo come quelli che, percorrendo un lungo e aspro sentiero, si affaticano, e vedendo un albero frondoso si siedono un momento alla sua ombra e poi, come ringiovaniti, continuano il loro viaggio. Così oggi, in questo tempo di digiuno, di cammino difficile e di sforzo, la Croce vivificante fu piantata in mezzo a noi dai santi Padri per procurarci riposo e ristoro, per renderci leggeri e coraggiosi in vista del compito che resta da fare… ed è paragonata alle acque di Mara a causa della contrizione, dello scoramento e dell’amarezza prodotte in noi dal digiuno: come quando il divino Mosè gettò il suo bastone in mezzo alla sorgente per addolcirne le acque, o come quando Dio ci ha salvato spiritualmente dal Mar Rosso e dal Faraone, così il legno della preziosa e vivificante Croce addolcisce l’amarezza di un digiuno di quaranta giorni e ci consola per questa nuova traversata del deserto, fino a giungere alla Gerusalemme mistica attraverso la sua risurrezione. E poiché la Croce è per noi l’albero della vita, piantato nel paradiso, i santi Padri l’hanno giustamente piantata nel mezzo della santa Quaresima, ricordandoci ad un tempo l’avidità di Adamo e come questa fu annullata per mezzo del nuovo albero, gustando il quale noi non moriamo più, ma siamo tenuti in vita».
Nessun commento:
Posta un commento