La Natività della Madre di Dio
di Yaryna Moroz Sarno
La Tua nascita, o Madre di Dio,
annunciò la gioia a tutto l'universo,
Da Te nasce il Sole della giustizia,
Cristo Dio nostro,
che avendo sciolto la maledizione,
ha dato la benedizione,
distruggendo la morte,
ci dono della vita eterna.
L'icona della fine del XIV secolo, villaggio Vanivka, Museo Nazionale a Leopoli
La Natività della Vergine Maria è il prologo della storia della nostra salvezza. "Oggi è l'inizio della salvezza del mondo. Acclamate il Signore, tutta la terra, cantate, esultate e suonate. Elevate la vostra lode, esaltatela, non temete, perché ... ci è stata generata la Madre di Dio, dalla quale si compiacque d'essere generato l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo", - scrisse Giovanni Damasceno nell'Omelia per la Natività di Maria (PG 96, 662). "Questa festa è l'inizio di tutte le feste per noi, è la porta della grazia e della verità. Per il Creatore di tutto oggi il tempio animato è stato costruito e la creatura si sta preparando a diventare la dimora divina del suo Creatore", - aggiunse Sant'Andrea di Creta. Nell'inno liturgico di Stefano Agiopolita (l'VIII secolo) si canta: "Oggi le porte sterili si aprono e ne esce la divina porta verginale. Oggi la grazia comincia a dare i suoi frutti, manifestando al mondo la Madre di Dio, per la quale le cose terrestri si uniscono a quelle celesti, a salvezza delle anime nostre".
Nella tradizione orientale la solenità della Natività della Vergine Maria (Γενέθλιον τῆς ὑπεραγίας δεσποίνης ἡμῶν Θεοτόκου καὶ ἀειπαρθένου Μαρίας) inaugura l'inizio delle grandi dodici feste dell'anno liturgico. La festa probabilmente ebbe origine gerosolimitana. Qui nel IV secolo venne edificata la basilica sanctae Mariae ubi nata est (conosciuta adesso come chiesa di Sant'Anna). Nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata festa della Natività della Madre di Dio. Secondo la pia tradizione palestinese, proprio Sant'Elena (m. 330), la madre dell'imperatore Costantino, fece costruire la chiesa in onore della Natività della Beata Vergine a Gerusalemme.
La festa è stata menzionata da San Giovanni Crisostomo, da patriarca di Costantinopoli San Proclo (439-446), Sant'Epifane, Sant'Agostino, San Romano il Melode e dal papa Gelasio (492-496), è stata riccordata nell'evangeliario dell'imperatore Teodosio III (715-717). Ufficialmente fu introdotta sotto l'imperatore Giustiniano I (527 -65). Nei secoli VII - VIII la festa era già celebrata molto solennemente. Sant'Andrea di Creta (m. 712 ca) compose le due omelie ed un canone per la festa. Gli inni liturgici in onore della festa sono stati composti da patriarca Anatolio (449-458), Stefano di Gerusalemme (VI secolo), Sant'Andrea di Creta e Patriarca Sergio (VII secolo), San Giovanni Damasco, il patriarca Germano (l'VIII secolo) e San Giuseppe l'Innografo (IX secolo).
La prima menzione della festa della Natività della Beata Vergine Maria nell'Occidente troviamo nel libro del sacramentario di papa Gelasio (492-496). La festa fu menzionata nel Martirologo Romano dello pseudo-Girolamo del VII secolo. La festa si diffuse a Roma con i monaci profughi bizantini sotto il pontificato del papa Teodoro (642-649). Secondo la testimonianza di Anastasio il Bibliotecario (IX secolo), santo papa Sergio (687-701) istituì una litania, la processione con la croce dalla chiesa di Santa Maria Maggiore alla chiesa di Sant'Adriano. Nelle regole di San Bonifazio (VIII secolo), questa festa è nominata tra le meritevoli della speciale celebrazione popolare (sabbatizandae a populis cum singulari devotione).
La storia della Natività di Maria è conosciuta attraverso le fonti apocrife, principalmente appoggiati sul Proto-Vangelo di Giacomo (II secolo), sul Vangelo dello Pseudo-Matteo (IV secolo) e sul Libro della Natività di Maria (IX secolo). Il Protovangelo di Giacomo racconta che Maria nacque a Gerusalemme nella casa dei genitori Gioacchino ed Anna, che, non avendo prole dopo vent'anni, supplicavano il Signore d'avere questo grande dono. Per implorare da Dio la grazia Gioacchino si rifugiò nel deserto, dove l'angelo gli fece l'annuncio. Nello stesso giorno l'angelo apparve a Sant'Anna che pregando, piangeva: "Il Signore esaudirà la tua preghiera. Concepirai e partorirai e si parlerà della sua discendenza per tutta la terra..." Nel Medioevo il capitolo 5 del Protovangelo di Giacomo era incluso nei libri liturgici ucraini e si leggeva durante la celebrazione della liturgia della festa. Questo racconto si riflette nelle omelie, nell'iconografia e l'innografia.
La liturgia della festa contiene i canti liturgici di Giovanni Damasceno (m. 780 ca) - il primo canone, di Sant'Andrea di Creta (m. 712 ca) - il secondo canone della festa, i stichiri di San Germano, il patriarca di Costatinopoli (m. 740).
Lo schema iconografico paleocristiano risale all'iconografia tardoantica. Le prime rappresentazioni di questa scena compaiano in dittici intagliati del VI secolo, (Ermitage, San Pietroburgo) e negli affreschi dell'VIII secolo nella chiesa di Santa Maria Antiqua a Roma.
Nell'arte bizantina l'iconografia della Natività della Vergine Maria si sviluppò nel periodo post-iconoclasta (gli affreschi del tempio Kyzylchukur in Cappadocia, 850-860; le miniature del Menologio di Basilio II, 976-1025 nella Biblioteca Vaticana ed altri manoscritti).
La miniatura del Menologio di Basilio II
Dalla fine del X secolo il tema iconografico è stato incluso nel sistema della decorazione delle chiese (Santa Sofia in Ohrida, 1040, chiesa dell'Assunzione della Vergine a Dafne, 1100 ca., chiesa dei Santi Gioacchino e Anna a Studenytsa, 1314 et ecc.). La scena si trova anche nelle icone del XIII secolo del monastero del Sinai di Santa Caterina.
L'iconografia bizantina della festa rappresenta la scena all'interno della casa, dove nel centro della composizione sono rappresentati Sant'Anna che riposa sul letto dopo parto e le donne che portano a lei i doni. La piccola Maria con nimbo è raffigurata con le levatrici. Dalla prima metà del XIV secolo appare la figura di Gioacchino (monastero di Chora), le scene architettoniche diventano più complesse, viene introdotta l'immagine di un tavolo, che, come le figure di donne del dono, si ispira al rito di corte in onore dell'Imperatrice, sottolineando la dignità dell'evento, di Sant'Anna e della sua figlia. La gioia solenne rappresentata attraverso lo schema iconografico maestoso e il colorito si rispecchia anche nell'inno: "risplende Maria, poiché, prodigiosamente partorita da madre sterile, ha partorito nella carne il Dio dell’universo, da grembo senza seme, oltre la natura: unica porta dell’unigenito Figlio di Dio, che attraversandola l’ha custodita chiusa, e tutto disponendo con sapienza come egli sa, per tutti gli uomini ha operato la salvezza".
La scena della Natività della Madonna è stata rappresentata nel ciclo degli affreschi dell'XI secolo nella cattedrale di Santa Sofia a Kyiv.
Gli affreschi della cattedrale di Santa Sofia a Kyiv, XI secolo
Il frammento dell'icona del XIV- XV secolo con la scena della Natività,
villaggio Stanylia, Museo Nazionale a Leopoli
L'icona della fine del XV - l'inizio del XVI secolo,
villaggio Nova Wes', Museo Nazionale a Leopoli
L'icona del XVI secolo del Maestro Fedus'ko,
villaggio Nakonechne, Museo Nazionale a Leopoli
L'icona ucraina della prima metà del XVI secolo, Weremin, Museo Storico a Sanok
L'icona del XVI secolo, villaggio Zhogatyn, Museo Nazionale a Leopoli
L'icona della seconda metà del XVI secolo, villaggio Liskovate, Museo Nazionale a Leopoli
L'icona del 1560 di Maestro Dymytrio, Dolyna, Museo Nazionale a Leopoli
L'icona ucraina del XVI secolo, Potelyc, Museo Nazionale a Leopoli
L'icona del XVI secolo, Potelyc
L'icona ucraina della seconda metà del XVII secolo, Khotynets (adesso Polonia)
L'icona ucraina del XVII secolo, Museo Storico a Sianok (Polonia)
L'icona della metà del XVII secolo, Lutsk, Museo delle icone
L'icona del maestro da Myhnivaka della fine del XVII secolo, Lutsk, Museo delle icone
L'icona della prima metà del XVII secolo,
villaggio Tarnavka (la chiesa di Santa Paraskeva a Leopoli (?)), Museo Nazionale a Leopoli
L'icona dell'iconostasi della chiesa Santa Parasceve a Leopoli, XVII secolo
L'icona ucraina del XVII secolo
L'icona della fine del XVII secolo, villaggio Mychnivaka, Museo dell'icona di Volyn'
L'icona ucraina del XVII secolo, Museo storico, Rivne
Il frammento dell'iconostasi di Zhovkva
Yov Kodzelevych,
L'icona dell'iconostasi del monastero Zagorovsky, 1722
L'icona della fine del XVIII secolo, Podillia Orientale
Il ricamo ucraino liturgico del 1736, Museo Nazionale di Kyevo-Pechersk
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https://www.truechristianity.info/ua/books/saints_ua_01/saints_ua_01_008.php
http://www.vatican.va/content/osservatore-romano/it/comments/2009/documents/206q01b1.html
Y. Moroz, Estetica delle icone ucraine del XIV - XV secolo, PhD dissertazione, Istituto di filosofia dell'Accademia della Scienza d'Ucraina, Kyiv 2005.
G. Passareli, Icone delle dodici grandi feste bizantine, Milano 1998, 29-48.
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