La Trasfigurazione di Nostro Signore
di Yaryna Moroz Sarno
Sei stato trasfigurato sulla montagna, Cristo Dio,
mostrando ai Tuoi discepoli la Tua gloria quanto più potevano.
Possa la Tua luce originale splendere anche su noi peccatori.
per le preghiere della madre di Dio, o Datore di luce, gloria a Te.
Troparion, voce 7
Nella Chiesa Orientale la festa della Trasfigurazione del Nostro Signore del 19 (6) agosto, ciò 40 giorni prima della festa dell’Esaltazione della Croce che è il 27 (14) settembre posta tra le dodici più grandi feste dell'anno liturgico nel calendario bizantino. Già nel IV secolo Sant'Elena costruì la chiesa della Trasfigurazione sul monte Tabor. La solennità è stata forse introdotta in Armenia nel IV secolo e nel V secolo nell’area siriaca; è documentata nel VII secolo nella Siria occidentale. Cosma il Melode (di Maiuma) e San Giovanni Damasceno hanno scritto i canoni della festa.
Gesù sale sul monte a pregare, scegliendo di portare con sé Pietro insieme a «i figli del tuono» (Mc 3, 17) Giacomo e Giovanni: "Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme" (Lc 9, 28-31). Le figure di Mosè ed Elia rappresentavano la Legge e i Profeti, che avevano annunciato la venuta del Messia, la sua Passione e gloria (Es 24, 12-18; 33, 7-23; 34, 29-35; 1 Re 19, 1-18) apparsi nella loro gloria, parlavano con Lui del compimento del suo sacrificio in Gerusalemme. Così Cristo, prima della Passione, apparve nel suo Corpo glorioso (Mt 17, 1-13; Mc 9, 1-12; Lc 9, 28-36). L'evento ricorda l'ascesa di Mosè al Sinai (Es 24, 9; 34, 29). "La manifestazione di Dio viene data prima a Mosè nella luce; poi egli ha parlato con lui nella nuvola", scrisse Gregorio di Nissa (In Cant, om. 11; PG 44, 1000 C-D).
Nell'Apocalisse apocrifa di Pietro leggiamo: "Il mio Signore, nostro re, Gesù Cristo, mi disse: "Andiamo sul monte santo". I suoi discepoli andarono con lui pregando. Ma ecco che sul monte v'erano due uomini, e noi non potevamo guardare in faccia a nessuno dei due giacché da essa emanava una luce più brillante di quella del sole, e i loro abiti erano splendidi. Descrivere questo è impossibile, non essendovi nel mondo nulla di simile, e non avendo la bocca bastante dolcezza per esporre la bellezza delle loro forme. Il loro aspetto era meraviglioso, prodigioso, ineffabilmente maestoso. Erano più brillanti del cristallo..."
La Trasfigurazione scopre lo splendore della natura divina e la missione salvifica di Gesù. La Trasfigurazione è la teofania, che anticipa la Risurrezione di Gesù di cui condivide proprio il simbolo della luce ed è anche una manifestazione trinitaria. Infatti, mentre il Figlio appare trasfigurato e il Padre è presente con la voce, c’è anche lo Spirito Santo, rappresentato dalla nube luminosa: "Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»" (Mc 9, 6-7). La nube è anche un segno della presenza di Dio, che era comparsa sul monte Sinai (Es 16, 6; 19, 9; 24, 16), nel deserto (Es 40, 34-45), quando Dio dimorava in mezzo al suo popolo (Es 40, 35) e al momento della consacrazione del Tempio di Salomone (1 Re 8, 10). La nube rivelava l'apparizione escatologica (Dn, 7, 8 - 10, 13; 2 Mac 2, 7-8).
La festa della Trasfigurazione rivela anche all'uomo la sua vocazione alla divinizzazione attraverso l’espressione della divinità di Cristo. Nell'inno della festa: "In questo giorno sul Tabor, Cristo trasformò la natura ottenebrata di Adamo. Avendola coperta del suo splendore, la divinizzò". Il Padre e dottore della Chiesa San Gregorio Nazianzeno (329-390 ca) nel suo "In laudem Basilici Magni" scrisse: "l'uomo ha ricevuto l'ordine di divenire Dio secondo la grazia" (PG 36, 560 A). S. Gregorio di Nissa (Cesarea in Cappadocia, 335 – Nissa, 395 circa) disse: "essendosi avvicinata alla luce, l'anima si trasforma in luce" ("In cantica canticorum homilia" 5, PG 44, 869A).
Secondo la tradizione attestata già nel IV secolo da Cirillo di Gerusalemme e da Girolamo, si identifica il luogo dove sarebbe avvenuta la Trasfigurazione con il monte Tabor. San Cirillo di Gerusalemme fu il primo a indicarlo nel Tabor e nelle sue Catechesi ai battezzandi (347 d.C.) scrisse: “Portiamo due testimoni che stettero davanti a Dio nel Sinai: Mosè… ed Elia… Essi furono presenti con colui che fu trasfigurato sul Monte Tabor e parlarono ai suoi discepoli della dipartita che egli stava per compiere a Gerusalemme”.
La luce del Tabor nella mistica orientale è stata elaborata nel sistema teologico dell'esicasmo, divenne un simbolo dell'esperienza che introduce in un percorso interiore della trasformazione profonda dell'uomo interiore. Nel cuore dell'uomo è possibile la presenza della luce increata della Divinità che è stata visibile nella Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor. La tradizione esicasta affermava la possibilità di percepire la luce divina emanata da Gesù durante la Trasfigurazione.
La tradizione prepalamita aveva esponenti di spicco come Simeone di Mesopotamia, Simeone il Nuovo Teologo, Gregorio Sinaita e Niceforo Atonita. Il mistico bizantino Gregorio Palamas (ca 1296-1359), uno dei maggiori rappresentanti degli esicasti, sosteneva la possibilità di percepire le energie divine, ossia le azioni di grazia, che Dio rivolge agli uomini. "Il regno di Dio eterno e infinito, la mente trascendente e la luce irraggiungibile, la luce celeste, senza tempo, che illumina l'eternità divinizza coloro che la vedono". E quello che riceve una parte dell'energia "diventa stesso come Luce ed è con la Luce ed insieme alla Luce vede coscientemente le cose, che senza tale grazie sono nascoste per tutti".
Il concetto della luce del Tabor aveva un impatto molto significativo sull'atmosfera spirituale e sull'arte dell'epoca. Aprendo la possibilità di vedere la luce del Tabor con gli occhi corporali ed essere trasformata (trasfigurata) in Cristo, l'insegnamento esichastico cambiava la comprensione dell'immagine. La manifestazione visibile della luce spirituale aveva la sua espressione nell'arte, perché se luce può essere vista - può essere anche raffigurata. Le discussioni sulla natura della luce del Tabor hanno dato un'importanza al tema della Trasfigurazione nelle icone. Nelle rappresentazioni iconografiche della Trasfigurazione ogni cosa è illuminata.
La luminosità maggiore dell'iconografia nei secoli XIV - XV era basata sul misticismo esichastico della luce. La questione esicasta dell'unità dell'energia interiore che unisce il mondo terrestre a quello celeste, ispirava le immagini. Lo spazio iconico doveva irradiare la luce. La metafisica della luce nelle icone aveva in questo il suo aspetto simbolico ed ontologico. La dottrina dell'esicasmo aggiunse alla luce nelle icone la profondità e pienezza.
La miniatura del manoscritto dell'imperatore bizantino Giovanni VI Cantacuzeno,
Costantinopoli, 1370-1375 , BNF, Gr. 1242, fol. 92 v
L'icona bizantina del XIV secolo
Antifona 1 della festa
Verso 1. Invoca il Signore, tutta la terra! Cantate al suo nome, cantate inni alla sua lode. Attraverso le preghiere della Madre di Dio, Salvatore, salvaci.
Verso 2. La voce del tuo tuono nel firmamento, i Tuoi lampi illuminarono l'universo, la terra tremò e tremò. Attraverso le preghiere della Madre di Dio, Salvatore, salvaci.
Verso 3. Ti sei rivestito di gloria e maestà, e Ti sei vestito di luce come di una veste. Attraverso le preghiere della Madre di Dio, Salvatore, salvaci.
L'icona ucraina del XIV secolo, villaggio Busovyska, regione di Leopoli,
Museo Nazionale a Leopoli
L'icona ucraina dalla chiesa San Giorgio, villaggio Vilshanycia, provincia di Yaniv, l'inizio del XV secolo, Museo Nazionale a Leopoli
L'icona ucraina della metà del XV sec.
L'icona del XV secolo, dalla chiesa S. Dymytry del villaggio Zhogatyn,
Museo Nazionale di Leopoli
L'icona ucraina del XV secolo, Museo Storico di Sanok (Polonia)
L'affresco nella cappella della Santissima Trinità a Lublino del Maestro Andrea con gli allievi, 1420.
L'icona della fine del XVI secolo, Kalish
La metà del XVI sec., villaggio Kurash , Vonyn'
L'icona ucraina del XVI secolo, Weremien', Museo Storico di Sanok (Polonia)
L'icona della metà del XVI secolo, villaggio Poliana, regione di Leopoli
L'icona del XVI secolo dalla chiesa della' Annunciazione dal villaggio Yabluniv, regione Turka
L'icona ucraina del XVII secolo
La metà del XVII secolo, villaggio Konizh, scuola di Sudova -Vyshnia, rigione di Leopoli
L'icona ucraina della metà del XVII secolo, Volyn'
La seconda metà del XVII secolo, villaggio Volia-Vysocka, provincia Zhovkva
L'icona dal monastero Bilogirsk, XVIII secolo, Museo dell'arte di Kharkiv
L'inizio del XVIII secolo, villaggio Sadiv, regione di Lutsk
L'icona ucraina dell'inizio del XVIII secolo, Zhovkva, regione di Leopoli
Nessun commento:
Posta un commento