Quarta Domenica dopo Pasqua:
Domenica del Paralitico
di Yaryna Moroz Sarno
Nella Chiesa orientale la quarta domenica dopo la Pasqua è la Domenica del paralitico (in gr. Κυριακή τοῦ Παραλύτου). Il suo nome deriva dal testo vangelico letto durante la liturgia sulla guarigione del paralitico da parte di Gesù Cristo a Gerusalemme (Giovanni 5: 1-15).
La festa probabilmente coincide con la Festa delle Capanne o Pentecoste. Il Signore vuole partecipare alla festa per obbedire alla legge e per insegnare al popolo.
Una delle cinque porte che conducevano al Tempio di Gerusalemme era la porta delle pecore (porta probatica) ed aveva una piscina che si chiamava Bathesda (casa della misericordia). Il numero cinque è simbolico: sono cinque i primi libri della legge nella Sacra Scrittura. Il patriarca Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, mostrando la sua benevolenza al suo fratello, mandò cinque volte più cibo degli altri (Gen. 43:34), diede cinque cambi di vestiti ai fratelli (Gen. 45:22). Cristo sfamò cinquemila persone affamate con cinque pani, sono cinque le piaghe del Signore con le quali ha concesso la nostra guarigione. La Porta che attraversavano le pecore, gli agnelli prima di essere sacrificati, allude all'Agnello immolato che si offrì per la salvezza delle pecore.
Secondo la Divina Provvidenza il miracolo accade in questa piscina per condurre gli ebrei alla fede in Cristo. L'acqua miracolosa indicava la consacrazione delle acque battesimali. Il battesimo è stato concesso come il dono che purifica dai peccati e ravviva le anime. Ed entrare nel fonte battesimale significa che ognuno di noi diventa, a Sua immagine, una persona vivente. La vera acqua viva e la guaritrice delle ferite dell’umanità sorge insieme al Preziossisimo Sangue dal costato di Gesù.
Il paralitico non aveva nessuno che lo aiutasse, ma Colui che creò i cieli e la terra venne da lui e divenne Uomo per aiutarlo. Guarendo di sabato, Gesù sottolinea la prerogativa dell'azione salvifica del Padre. Niente può fermare la grazia divina, soltanto il nostro peccato. La Parola di Dio conduce il guarigito al tempio, perché la completa guarigione lo giuge al'adorazione del Signore, perchè essere guariti dal Signore sia nel corpo, che nell'anima o nello spirito significa assumere l'integrità. Questa intergità ritrovata crea la nuova relazione con Dio.
Il significato teologico del miracolo della guarigione del paralitico ad opera di Gesù Cristo, narrato nella storia del Vangelo, si rivela dai testi liturgici (stykhyri, canoni, Synaxar) di questo giorno dove l'anima di ogni persona è paragonata a quella del paralitico, e alla sua guarigione. Il paralitico è l'immagine di tutta l'umanità, perchè attraverso il peccato d'Adamo la morte, la corruzione, la sofferenza, lo distruzione sono entrati nel mondo. La causa della malattia sono i peccati ("Va' e non peccare più, così che anche il peggio non ti accada", - dice Signore), che possono essere guariti e saranno guariti solo da Dio, dal Figlio di Dio Gesù Cristo che guarisce tutte le malattie. Ma il Signore compie l'opera della guarigione soltanto attraverso il consenso consapevole della nostra volontà.
Il Signore dice anche a noi "Alzati!" per liberarci di ciò che domina l'anima e opprime la persona.
Sarcofago con il miracolo di Betesda (Giovanni 5,1-18), 375-400 ca, Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano, inv. 31461.
Il frammneto del sarcofaco con la scena della guarigione
La fonte delle immagini dell'arte ucraina
Nessun commento:
Posta un commento