La Presentazione della Vergine Maria al Tempio
a cura di Yaryna Moroz Sarno
La miniatura del Menologio di Basilio II del X secolo (Vat gr. 1613, fol. 198),
Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano.
“Ti onoro come agnella immacolata;
ti annuncio come la piena di grazia,
ti mostro come la Sposa di Dio scelta fra tutte le generazioni.
Io esalto te, che tra poco accoglierai il Tempio del cielo,
ti conduco nel Tempio del Signore come un purissimo tesoro;
inneggio a te come la Nuova Alleanza nella quale Cristo, indicato come Messia”
ti annuncio come la piena di grazia,
ti mostro come la Sposa di Dio scelta fra tutte le generazioni.
Io esalto te, che tra poco accoglierai il Tempio del cielo,
ti conduco nel Tempio del Signore come un purissimo tesoro;
inneggio a te come la Nuova Alleanza nella quale Cristo, indicato come Messia”
(San Tarasio, Omelia sulla Presentazione di Maria al Tempio).
La Presentazione della Vergine al Tempio (in gr. Εἴσοδος τῆς ῾Υπεραγίας Θεοτόκου ἐν τῷ Ναῷ), una delle dodici grandi feste dell'anno liturgico del rito bizantino, è verosimilmente d'origine gerosolimitana. Questo evento non è stato menzionato nei Vangeli canonici, ma è noto dall'apocrifo greco della seconda metà del II secolo Protovangelo di Giacomo (cap. 7: 2-3) e nel vangelo apocrifo latino dello Pseudo-Matteo (IX secolo), che riflettono la tradizione orale.
La sua ricorrenza corrisponde al giorno della consacrazione solenne della basilica di Santa Maria Nuova (Nea Theotokos) a Gerusalemme, che avvenne il 21 novembre del 543. Si ritiene che la prima chiesa in onore di questa festa sia stata costruita in Palestina nel IV secolo dall'imperatrice Elena. Ci sono le informazioni che la chiesa è stata edificata dal patriarca di Gerusalemme Elia (494-516) e portata a compimento con il sostegno dell'imperatore bizantino Giustiniano I (527-565). La festa si trasformò in memoria locale e si diffuse in tutta la Chiesa Orientale e si stabilì a Costantinopoli nei secoli VII e VIII. I riferimenti alla festa li troviamo negli scritti di San Gregorio di Nissa. La festa è stata ricordata nelle omelie di Andrea di Creta (ca 660 - 740), dei patriarchi di Costantinopoli Germano (715 - 733) e Tarasio (784-806), del metropolita di Nicomedia Giorgio (IX secolo), che compose anche il canone del Mattutino della festa. Al patriarca Germano di Costantinopoli sono attribuiti le due omelie (PG, vol. 98, coll. 292-309, 309-320) che potrebbero indicare la celebrazione della festa in questo tempo. Nel Vangelo del Sinai dell'VIII secolo, donato al monastero del Sinai dall'imperatore Teodosio III (715-717), la festa della Presentazione è stata menzionata tra le dodici grandi feste. Questa festa era inclusa nel calendario greco del IX secolo. Il Canone del Sinai del IX secolo ricorda la festa intitolata: "La Beata Vergine, che fu condotta al tempio di Dio quando aveva tre anni". Gli Uffici per questa festa furono conclusi da Gregorio di Nicomedia (IX secolo), Basilio Pagariot e Sergio.
Nella Minea (il libro liturgico con le letture composte secondo i mesi dell’anno liturgico) della festa troviamo le lodi alla Vergine di Leone Magistro, teologo bizantino del IX secolo: “Oggi viene condotta nel Tempio l'Immacolata Vergine per divenire la dimora del Dio dell'universo e nutrice di tutta la nostra vita. Oggi il purissimo santuario viene introdotto nel Santo dei Santi come una giovenca di tre anni. Gridiamole con l'angelo: “Ave, o sola benedetta tra le donne”.
Il patriarca di Costantinopoli Tarasio nella sua omelia esclamava: “Noi popolo di Dio, noi, che festeggiamo la Presentazione della Vergine al Tempio, con animo puro, labbra incontaminate e a più voci, eleviamo in questa sacra celebrazione melodici inni, venerando, come è naturale, questa splendida festa che è la prima di tutte le solennità, gloriosa per gli angeli e degna di essere annunziata dagli uomini” (Tarasio, Omelia sulla Presentazione, PG 98, 1491). Teofilatto di Ochrida (m. dopo 1092) nella sua omelie sulla Presentazione scrisse: “Che noi stessi possiamo così trasformarci in oggetto della festività affinché, come anime verginali e purificate da tutte le iniquità (in questo consiste la vera verginità indicata dalla divina Parola) e verso gli uomini, siamo resi degni di entrare nel più perfetto Santo dei santi, “nel quale Cristo è entrato come precursore per noi” (Eb 6, 20) (PG 126, 144).
L'iconografia ed innografia della festa si basa sul racconto del Protovangelo di Giacomo (VII, 1 - VIII, 1) e del Vangelo dello Pseudo-Matteo. I Santi genitori Gioacchino ed Anna a lungo aspettando la prole fecero il voto di offrire la loro figlioletta Maria al Signore, e a tre anni la condussero nel Tempio del Signore, accompagnata da sette fanciulle salmeggianti con le lampade. Secondo la spiegazione del metropolita di Tessalonica e famoso teologo esicasta bizantino Gregorio Palama (m. 1359), “Il compimento della promessa fatta da Dio a Gioacchino e Anna, ambedue sterili, che avrebbero generato una bambina nella loro vecchiaia, come se fossero ancora in giovane età”.
L'iconografia ed innografia della festa si basa sul racconto del Protovangelo di Giacomo (VII, 1 - VIII, 1) e del Vangelo dello Pseudo-Matteo. I Santi genitori Gioacchino ed Anna a lungo aspettando la prole fecero il voto di offrire la loro figlioletta Maria al Signore, e a tre anni la condussero nel Tempio del Signore, accompagnata da sette fanciulle salmeggianti con le lampade. Secondo la spiegazione del metropolita di Tessalonica e famoso teologo esicasta bizantino Gregorio Palama (m. 1359), “Il compimento della promessa fatta da Dio a Gioacchino e Anna, ambedue sterili, che avrebbero generato una bambina nella loro vecchiaia, come se fossero ancora in giovane età”.
Il sommo sacerdote Zaccaria introdusse la Vergine nel Santo dei Santi, esclamando: “O fanciulla immacolata, vergine incontaminata, bellissima bambina, ornamento delle donne, splendore delle figlie, santa Vergine. Madre, tu sei la benedetta fra le donne, osannata per la tua innocenza, contrassegnata dalla verginità”. Come si canta nell'inno di Giuseppe l'Innografo (816-886): “Le fanciulle con le lampade accese camminano davanti a te, che sei destinata ad accogliere dentro di te la luce che procede da luce, e in coro ti conducono nel Tempio risplendente di Dio”.
Il patriarca di Costantinopoli Germano spiegò il simbolismo dei tre anni in quelli della Santa Vergine quando è stata condotta al tempio: “Il numero tre è eccelso assai onorato e causa per chiunque di ogni certezza e poiché uno della Trinità santissima e superiore ad ogni principio si adattava al contenuto nel seno di questa fanciulla vergine e madre, mediante la compiacenza del Padre, di propria volontà e attraverso l'adombramento del santissimo Spirito; era quindi conveniente che anche questa fosse consacrata nel modo più splendente, essendo stata glorificata dalla gloria di questo numero: in grazia del quale ella è condotta al tempio all'età di tre anni”.
Il patriarca di Costantinopoli Tarasio chiariva: “Ma che cosa faceva la Vergine trascorrendo la sua vita chiusa nel Santo dei santi? Essa riceveva dall'angelo il cibo degli angeli e osservava integra la sua verginità simile ad una colomba immacolata, rendendo grazie a Colui che aveva edificato il Tempio, il cielo e la terra” (Tarasio, Omelia sulla Presentazione, PG 98, 1491). Pietro di Argo commentava: “Lo straordinario soggiorno nel santuario è simbolo dell'unione invisibile del Verbo col Tempio del corpo che assunse da lei, animata da anima intelligente e razionale: unione che assumendola divinizzò la nostra natura. Il suo incomprensibile soggiorno nel Tempio è simbolo dell'assai più incomprensibile soggiorno, misterioso e inenarrabile, del Signore su questa terra” (Pietro di Argo, Omelia per la Presentazione della Madre di Dio, 15).
Leone Magistro (IX secolo) scrisse: “Il vegliardo Zaccaria, padre del Precursore Giovanni Battista, si rallegra ed esclama con giubilo: “L'attesa degli afflitti è venuta per essere offerta, come santa nel tempio santo, ad abitazione del Re dell'universo”. Zaccaria era lieto che “è stato giudicato degno di accogliere la Madre di Dio”. Secondo il commento del patriarca di Costantinopoli Tarasio, “Il sacerdote, come profeta di Dio e come colui che officiando nel Santo dei Santi era partecipe di Dio, vedendo la bellezza dello sguardo della Vergine, il decoro del volto, riservatezza nel parlare, la nobiltà dell'anima, l'irreprensibile condotta di vita, l'incedere della persona, la compostezza dei costumi, la dignità dell'aspetto esteriore, ispirato dallo Spirito Santo” (Tarasio, Omelia sulla Presentazione di Maria al Tempio, PG 98, 1491).
Il patriarca Tarasio (784-806) nell'Omelia sulla Presentazione di Maria al Tempio scrisse: “è tutta santa colei che in modo ineffabile ha concepito Colui che solo è santo. Inoltre, se Dio comandò ad Abramo di offrire una giovenca di tre anni e una carpa di tre anni per la purificazione delle anime, perché la Vergine, predestinata dalla creazione del mondo e scelta fra tutte le generazioni quale immacolata dimora, offerta dall'Onnipotente nel tempio santo, non dovrebbe essere ritenuta degna di onore, pura, incontaminata e perfetta oblazione per la salvezza del genere umano?” La Vergine Maria stessa rappresenta “il Santo dei Santi, l'immacolato talamo del Verbo, la fiorita verga verginale, l'arca della santificazione, monte santo, il tabernacolo capace di accogliere Dio, l'infuocato carro di Dio, la colomba incontaminata, la grandissima dimora del Verbo, la nube illuminata da Dio, la regina discendente dal seme di Davide” (Tarasio di Costantinopoli, Omelia sulla Presentazione di Maria al Tempio, PG 98, 1481).
L'iconografia della festa è stata formata nei cicli iconografici della vita della Vergine Maria. I primi esempi con trama della Presentazione della Vergine Maria apparsi nella pittura monumentale dei cicli della vita della Madonna sono conosciuti dal IX secolo. La scena della Presentazione esiste negli affreschi della cattedrale di Santa Sofia di Kyiv (1037).
Nell'iconografia orientale della festa vengono presentati la Vergine Maria con i suoi santi genitori accompagnati dal corteo delle vergini (la particolarità dell'iconografia bizantina). Nell’arte del periodo della dinastia dei Comneni (1080-1185) la processione delle vergini segue i genitori, mentre durante il rinascimento dei Paleologhi (1260-1453) le vergini si rappresentavano di solito prima dei Santi Gioacchino ed Anna.
Lo schema iconografico è corrisponde alle parole di Giuseppe l'Innografo (816-886) "Le fanciulle con le lampade accese camminano davanti a te, che sei destinata ad accogliere dentro di te la luce che procede da luce, e in coro ti conducono nel Tempio risplendente di Dio". O come è scritto nell'omelia del patriarca Germano: “La saggia Anna, adeguandosi al passo, e con lei il dolcissimo marito insieme alle fanciulle portatrici di fiaccole accompagnano colei che è nata da loro, raggiungono il Tempio, e quindi si aprono le porte spirituali di Dio l'Emmanuele, e la soglia è santificata dalle orme di Maria”. “Il Tempio è illuminato dalle fiaccole, ma ancora di più esso risplende di luce abbagliante per l'arrivo di una sola fiaccola: il suo splendore è ancora più abbellito dall'ingresso di questa”. Leone Magistro (IX secolo) scrisse: "Oggi vienne condotta nel Tempio l'Immacolata Vergine per divenire la dimora del Dio dell'universo e nutritore di tutta la nostra vita. Oggi il purissimo santuario viene benevolenza e l'annuncio della salvezza degli uomini, nel Tempio di Dio la Vergine si mostra apertamente e a tutti preannunzia il Cristo".
La scena centrale che raffigura la piccola Maria sullo sfondo dell’architettura del tempio di Gerusalemme spesso presenta l’angelo che porta cibo alla Vergine Maria, in riferimento al testo del Vangelo Pseudo Matteo.
Il Maestro Fedusko, l'icona 1570 ca, villaggio Nakonecne,
Museo Nazionale di Leopoli
L'icona ucraina del XVI secolo, Skole, Museo Nazionale di Leopoli
Il frammento dell'icona ucraina della metà del XVI secolo, Stara Skvariava
L'icona del XVII secolo, villaggio Bilyci, regione Staryj Sambir
L'icona ucraina del XVII secolo con la scena della Presentazione della Vergine Maria al Tempio
con San Giovanni Evangelista e San Demetrio, Museo Nazionale a Leopoli
L'icona dell'iconostasi della chiesa di Santa Parasceva a Leopoli, XVII secolo
Frammento dell'iconostasi del XVII secolo
L'icona dell'iconostasi del XVIII secolo
del villaggio Velyki Sorochynci
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