DIVINA LITURGIA IN RITO BIZANTINO-UCRAINO
PER IL MILLENNIO DEL BATTESIMO DELLA RUS’ DI KIEV
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Basilica di San Pietro - Domenica, 10 luglio 1988
1. “Gloria tibi Trinitas!”
Mille anni fa, sulle rive del Dniepr, a Kiev nella Rus’, si realizzavano le parole che Gesù aveva rivolto agli apostoli al termine della sua missione messianica sulla terra: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19).
Gloria a te, Padre - Figlio - Spirito Santo!
Gloria a te, Santissima Trinità - unico Dio!
Dio onnipotente, sovrano dell’universo e signore della storia di tutti i popoli, gloria e onore e ringraziamento a te per la grazia del santo Battesimo conferito agli antenati della nazione che oggi celebra il grande Millennio.
Gloria a te e ringraziamento per i principi Vladimiro - sovrano di questa terra - per la sua ava Olga, e per tutti coloro che li seguirono nella fede e nella nuova vita in Cristo crocifisso e risorto per la redenzione dei peccati del mondo.
2. Si rinnovarono così, in qualche modo, i prodigi del Giordano, il giorno in cui vi fu battezzato il tuo Figlio unigenito. Allora, come canta la liturgia bizantina, “il Giordano si volse indietro vedendo il fuoco della divinità che discendeva corporalmente ed entrava in esso. Il Giordano si volse indietro vedendo l’invisibile fatto visibile, il Creatore incarnato, il padrone in forma di servo. Il Giordano si volse indietro e i monti trepidarono guardando Dio nella carne; e le nubi emisero una voce, ammirando colui che veniva, luce da luce, Dio vero da Dio vero” (“Benedizione delle acque”).
Anche le acque del Dniepr e i colli della Rus’ trepidarono di gioia quando si compì il grande evento della rinascita di un popolo alla vita nuova della grazia battesimale. Di tale gioia s’è fatta eco la Chiesa ortodossa russa con le solenni celebrazioni, svoltesi a Mosca nello scorso mese di giugno. Ad esse ho inviato una delegazione con il Cardinale Segretario di Stato e con il Cardinale presidente del Segretariato per l’Unione dei Cristiani, per recare a quella Chiesa sorella l’espressione della partecipazione mia e dell’intera Chiesa cattolica.
Oggi è la comunità cattolica ucraina che, insieme con la Chiesa dei santi apostoli Pietro e Paolo, eleva a Dio un inno di gloria e di riconoscenza per lo storico avvenimento, dal quale ebbe inizio l’evangelizzazione dei popoli posti nella parte orientale del continente europeo e persino oltre gli Urali. Lo ha fatto nel 950° anniversario di tale evento, quando il Papa Pio XII, in questa stessa Basilica, presiedette una solenne celebrazione eucaristica in rito bizantino-slavo, a cui prese parte un larga schiera di cattolici della vostra nazione (cf. AAS 31 [1939] 258 s). Lo fa oggi, mediante questa splendida rappresentanza di clero e fedeli che cantano nella lingua a loro cara le lodi di Dio per quanto si compì mille anni fa, sulle rive del Dniepr.
Mi piace esprimere la comune esultanza con le parole che, secondo l’antica liturgia, i vescovi e i presbiteri leggevano nella solenne benedizione delle acque: “Trinità sovrasostanziale, illumina anche noi, indegni tuoi servi, affinché possiamo inneggiare all’incommensurabile tua opera e potenza. Oggi, infatti è giunto il tempo della festa e il coro dei santi si unisce a noi e gli angeli fanno festa insieme con gli uomini. Oggi le nuvole dall’alto dei cieli fanno piovere sull’umanità la rugiada della giustizia. Oggi le colpe degli uomini vengono cancellate con le acque del Giordano. Oggi si apre agli uomini il paradiso e il Sole della giustizia ci inonda di splendore. Grande sei, o Signore, e prodigiose sono le opere tue, e nessuna parola può essere sufficiente ad inneggiare alle tue meraviglie” (“Benedizione delle acque”).
3. Oggi la Chiesa dei santi apostoli Pietro e Paolo, insieme con la comunità ucraina, rende grazie a Dio per quanto ha fatto mediante il suo servo san Vladimiro, gran principe di Kiev, il quale, trovata la perla preziosa della fede, come il mercante evangelico, la fece sua, rendendone partecipe anche il suo popolo. A ragione, perciò, il celebre metropolita di Kiev Ilarione così si esprimeva nei suoi confronti: “La terra di Roma loda Pietro e Paolo, per mezzo dei quali credette in Gesù Cristo, Figlio di Dio; l’Asia, Efeso e Patmos - Giovanni il Teologo; l’India - Tommaso; l’Egitto - Marco. Tutti i paesi, le città, le genti onorano ed esaltano i propri maestri nella fede. Onoriamo anche noi, secondo le nostre forze, con brevi lodi il grande e ineffabile nostro maestro e preminente capo, gran principe della nostra terra Vladimiro, nipote del vegliardo Igor, figlio del glorioso Sviatoslàv” (Ilarione, “Discorso sulla legge e la grazia”, 38, 5-12).
4. Cari fratelli e sorelle! Voi che oggi, insieme col Vescovo di Roma, vi siete raccolti intorno alla santa eredità degli apostoli Pietro e Paolo, siate i benvenuti!
Vi saluto nel Signore! Ricevete il bacio della pace!
La grazia di questo santo giorno del Millennio diventi vostra parte e sia per ciascuno fonte di gioia rinnovata. Ve lo augura il successore di Pietro nel ricordo dell’evento che ha segnato indelebilmente la vostra storia.
Quale imperscrutabile mistero di Dio si compì allora nell’anima dei vostri antenati e in tutta la loro umanità! Ecco, per mezzo del Battesimo, essi furono immersi nella morte di Cristo, furono sepolti insieme con lui, come eredi del peccato di Adamo, per aver parte nella sua risurrezione; per accogliere da lui risorto, quali figli adottivi di Dio, una nuova eredità: l’eredità della vita in Dio.
Ed ecco, lo stesso mistero di Dio, mediante il sacramento del Battesimo, si è rinnovato di generazione in generazione fino ai nostri giorni.
Gloria a te, Santissima Trinità!
Gloria a te, santa Chiesa, che sei per noi la porta della nuova vita in Cristo!
5. Nella fausta ricorrenza del Millennio, i figli e le figlie spirituali di san Vladimiro sono chiamati a rinnovare in sé la grazia del sacramento, dal quale ebbe inizio la loro identità religiosa e nazionale. Col Battesimo, infatti, nasce l’“uomo nuovo”, che ha nella grazia dello Spirito la sorgente di una “nuova vita” e nel precetto dell’amore il “comandamento nuovo”, da cui scaturisce l’unica famiglia dei figli di Dio, chiamati alla “nuova speranza” dell’eternità beata.
Ecco il perché dell’incommensurabile valore del Battesimo: esso è il fondamento del nuovo essere del cristiano e il sostegno della sua storia, sia come individuo, sia come membro di un popolo.
Dal Battesimo della Rus’ prese l’avvio quel lento e multiforme processo di maturazione culturale e sociale, che doveva incidere così profondamente sulla formazione dei popoli ucraino, bielorusso e russo. I figli di tali nazioni, mentre ricordano nella gioia le loro origini, non possono non raccogliere lo stimolante messaggio che a loro viene da quello storico evento.
6. In particolare voi, figli della nazione ucraina, come potreste dimenticare che l’eredità del Battesimo dei vostri antenati vi è comune con i fratelli ortodossi del vostro popolo? Come potreste trascurare, inoltre, i legami storici che collegano la vostra nazione con le nazioni bielorussa e russa?
Il Battesimo ha fatto di voi, come anche di loro, i membri della stessa Chiesa. Quando mille anni or sono, i vostri avi ricevettero il Battesimo, la scissione nella Chiesa ancora non era avvenuta. San Vladimiro fece battezzare il proprio popolo nel tempo benedetto, in cui la Chiesa di Cristo si estendeva indivisa dall’Oriente all’Occidente. Egli prese da Bisanzio i riti liturgici e le sacre cerimonie, ma nello stesso tempo, conscio della propria posizione e del proprio compito, perseverò fino alla fine nell’unità della Chiesa cattolica, coltivando con premura relazioni amichevoli con la Sede apostolica. Non pochi prìncipi dopo di lui continuarono a ricevere con i dovuti onori i Legati dei romani Pontefici.
Il desiderio della piena unità ecclesiale, sotto l’azione dello Spirito Paraclito, non cessò nei secoli successivi. Come non ricordare, in particolare, il famoso Metropolita di Kiev Isidoro, il quale partecipò al Concilio di Firenze, firmandovi il decreto di Unione? La Chiesa di Roma, per parte sua, gli tributò grandi onori, assegnandogli i più alti incarichi durante la vita ed accogliendone le spoglie in questa Basilica vaticana dopo la morte.
7. La fine del secolo XVI fu per la Chiesa in Ucraina un periodo non facile. Dappertutto cresceva, largamente condiviso nei vari settori ecclesiali, un profondo desiderio di rinnovamento.
In questa situazione, molti Vescovi e una parte del popolo videro nel ristabilimento della piena comunione con la Chiesa di Roma, la possibilità pratica dell’auspicata ripresa. E a tutti noto, inoltre, come coloro i quali, a Brest, firmarono l’Unione non ebbero mai la percezione di seguire, con tale atto, una rottura rispetto al loro passato. Al contrario: l’unione con Roma rappresentava ai loro occhi il ripristino della situazione ecclesiale dell’antica Chiesa di Kiev prima dell’infausta alienazione tra le Chiese d’oriente e d’occidente.
La loro situazione ecclesiale, come sappiamo, non fu compresa da tutto il popolo e perfino equivocata nel suo significato fondamentale. Ma non è forse un atto di giustizia - soprattutto nei confronti di coloro i quali, in conseguenza di tale passo, sperimentarono la amarezza dell’incomprensione e pagarono con la stessa vita - non è forse un atto di giustizia riconoscere la presenza di quella nostalgia per l’unità della Chiesa che oggi, dopo vari secoli, avvertiamo, in noi sempre più viva ed insistente nel contesto di una più approfondita comprensione del mistero della Chiesa e in congiunture storiche diverse?
Certo, quando il Papa Clemente VIII abbracciò i rappresentanti della Chiesa di Kiev venuti a Roma per siglare l’accordo di Unione, fu grande la speranza che quel gesto di amore sancisse un evento importante nella storia della ricomposizione della piena unità ecclesiale.
Ciò che essi intesero con quell’abbraccio muove oggi anche noi a scambiarci il medesimo gesto di fraternità e di pace.
8. Lo Spirito Santo, che ha parlato con tanto vigore durante il Concilio Vaticano II e che continua a far sentire la sua voce attraverso i segni dei tempi, stimola tutti noi a percorrere con rinnovato slancio le vie del dialogo ecumenico, e ci induce a desiderare ardentemente che sia ormai vicino il giorno del bacio della pace fra le Chiese cattolica e ortodossa.
La Sede apostolica, da parte sua, ha sempre vivamente percepito il dovere di sostenere i credenti cattolici ucraini nel loro diritto a permanere nell’unità cattolica ed a conservarsi fedeli al proprio rito e alle proprie tradizioni. Perciò sono state create metropolie, eparchie, esarcati con una propria gerarchia ecclesiastica per i fedeli ucraini che vivono nella diaspora.
9. Cari fratelli nell’episcopato, carissimi fratelli e sorelle in Cristo Signore! Qui, presso la tomba di san Pietro apostolo, vicino alla quale riposano i resti mortali di san Giosafat martire, a voi tanto caro, insieme ringraziamo la Santissima Trinità per l’inestimabile dono del Battesimo e per i copiosi frutti spirituali della partecipazione ai misteri divini nella comunione della stessa fede e nel vincolo del medesimo amore.
La celebrazione del Millennio deve ravvivare in tutti i cristiani l’impegno ecumenico e spingere la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa a riscoprire in Ucraina gli antichi vincoli storici e a lavorare con slancio rinnovato per la causa dell’unione. Insieme preghiamo perché possa presto ricostituirsi fra cattolici e ortodossi la piena comunione, in cui vissero per secoli gli avi. E contemporaneamente preghiamo perché la vostra Chiesa, provata anche in questo secolo da grandi avversità, possa essere rispettata nella sua particolare fisionomia.
Rinnovo qui l’auspicio, già espresso nel messaggio “Magnun Baptismi Donum” che il futuro veda “superate le incomprensioni e la vicendevole diffidenza, e riconosciuto il pieno diritto di ciascuno alla propria identità e alla propria professione di fede. L’appartenenza alla Chiesa cattolica non deve essere considerata da alcuno come incompatibile col bene della propria patria terrena e con l’eredità di san Vladimiro. Possano le moltitudini dei vostri fratelli godere della vera libertà di coscienza e del rispetto dei diritti religiosi nel rendere il culto pubblico a Dio secondo la multiforme tradizione, nel proprio rito e con i propri pastori” (“Magnum Baptismi Donum”, 7), così che si apra, per la gioia comune, una nuova era di fraterna collaborazione ecumenica.
10. Cari fratelli e sorelle, oggi la Chiesa cattolica guarda con speciale amore a tutti voi, cattolici ucraini, che vivete nella diaspora o in patria. Guarda a voi e con voi canta il “Te Deum” di ringraziamento per il dono della fede e della perseveranza in essa lungo i secoli.
La sua gioia, tuttavia, si tinge di mestizia nel vedere che tanti vostri fratelli e sorelle non godono della libertà religiosa, nonostante che questo diritto sia stato molte volte riaffermato nelle costituzioni degli Stati e in solenni documenti internazionali.
Carissimi, la Chiesa cattolica e il successore di Pietro vi sono vicini, anzi sono solidali con voi e per voi pregano. Di tutto cuore vi abbraccio come vostro fratello e primo Papa di origine slava nella storia della Chiesa.
Insieme con voi mi reco in spirituale pellegrinaggio sul colle di Kiev, dove, dominando il vasto fiume Dniepr, si erge la statua di san Vladimiro. Mi prostro in ginocchio dinanzi all’icona della Madonna Orante nella cattedrale di santa Sofia a Kiev e le affido tutte le vicende della comunità cattolica ucraina. O Madre di Dio, stendi su di noi il tuo sacro manto e proteggici da ogni male.
Santi apostoli Pietro e Paolo, santi Principi Vladimiro e Olga, santi padri Antonio e Teodosio Pecerski, santi Borys e Hlib e san Giosafat martire, intercedete sempre per noi, vostri figli fedeli. Gesù Cristo, abbi pietà di noi e salvaci, tu che sei buono e amico degli uomini!
Trinità Santissima, vivificante e santificatrice, Padre - Figlio - Spirito Santo, a te la gloria e l’onore nei secoli.
Amen.
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